Somiglia sempre in qualche modo ad una carezza leggere una storia ambientata in luoghi che conosci; una storia che manda fuori dalla pagina paesaggi, profumi, cibi che sanno di casa e a cui riesci a dare dei colori più vivi proprio perché sai immaginare esattamente i boschi, le strade, gli scorci di valle in cui i personaggi si muovono. Questa storia sta appesa tra le torinesi Val Chisone, Val Germanasca, Val Pellice che sono nei toponimi, nel modo di intrecciare le ceste, nella torta valdese, nei profili del Monviso e del monte Granero.
Però è una storia che potrebbe stare anche in altri luoghi, in altre valli, dove una famiglia si trasferisce a seguito del lavoro paterno – è veterinario – dalla città in una vecchia casa che viene ristrutturata poco a poco e in cui abitano altri inquilini: la soffitta è infatti abitata dai fantasmi dell’anziana coppia che visse lì anni e anni prima e da quelli di due ospiti. Il racconto intreccia dunque due piani: la vita della famiglia Vezzosi, l’ambientarsi di Giulia ed Edoardo nelle loro nuove classi, i loro nuovi amici da un lato e dall’altro il rivocare di antichi fatti e vicende da parte di chi vive in soffitta. Quando i due piani finiscono per intrecciarsi, sarà necessario fare luce su un mistero del passato per evitare che la mancanza di verità faccia danni anche nel presente.
Anna Vivarelli – illustrazioni di Vanna Vinci, I fantasmi di Giulia, Piemme 2013, 214 p., euro 8
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