Se non avete letto il Diario di Anne Frank da molto tempo, lasciate che vi inviti a riprenderlo in mano. E, questa volta, leggetelo come un romanzo, dall’inizio alla fine e tutto d’un fiato, nel minor tempo possibile.
Così dice Aidan Chambers, perché è questo che cerca di spiegare nelle pagine del breve saggio in questione: ci invita a leggere il Diario andando al di là dell’immagine che di Anne Frank tutti abbiamo come testimone dell’Olocausto, come figura legata allo sterminio nazista, alla sua morte in campo di concentramento. Chambers invita a leggere il Diario e a proporlo in lettura innanzitutto come un’opera di letteratura che offre spunti e riflessioni sia sull’adolescenza (Anna è un’adolescente che scrive) sia sulla figura dell’autore, sul suo rapporto con i lettori e con ciò che scrive. Quando dialoga con Kitty, Anne infatti è innanzitutto una ragazza che sogna di diventare una scrittrice, che sogna di fare di quei suoi fogli un’opera da dare alle stampe; ed è una ragazza che cresce, con i suoi sogni, le speranze, i dubbi. Le evocative illustrazioni di Alessandro Sanna ci richiamano proprio Anne immersa tra le parole, che con le parole si fa dialogo, rifugio, racconto, si fa sé. La verità sulla scrittura di Anne – scrive ancora Chambers – è che essa l’ha aiutata a renderla ciò che lei stessa è. Non quella che era, rispetto a cui non sapremo mai nulla. Ma quello che lei è – un essere sempre presente, una coscienza che vive e che dà vita finché qualcun altro, qualcun Altro, potrà leggere ciò che lei ha scritto e, prestandole completa attenzione, diventare lei.
Credo che quello che Chambers vuole indicarci è di cercare di considerare Anne al di là della tragedia che ha posto fine alla sua vita, di chiederci chi fosse davvero, di guardarla come un’adolescente che aveva voglia di scrivere. Per questo motivo, quest’anno non abbiamo messo post “appositi” nel Giorno della Memoria. Abbiamo recensito prima e dopo e ancora lo faremo libri che parlano di questo argomento perché così mi sembra giusto che sia. Non amo le giornate dedicate, siano la giornata della mela annurca, del cugino del prozio o di qualche sindrome particolare, e sono cresciuta in una famiglia dove le feste della donna, della mamma, del papà e cose simili non si festeggiano perché si ritiene che tutti i giorni dovremmo ricordarci di quello che siamo noi e quelli che ci stanno intorno, di quel che è importante nel mondo. Allora mi sembra che tra le righe di Chambers ci stia anche questo: tutti i testimoni a cui pensiamo nel Giorno della Memoria, tutte le storie che ce li raccontano devono farci pensare a loro come quel che erano realmente al di là della tragedia: bambini, ragazzi, uomini, donne con quotidianità, sogni, speranze, problemi che poi in quella tragedia sono finiti, ma di cui ricordiamo la specificità di persone.
Il sito di Aidan Chambers, il sito di Alessandro Sanna, il sito di Equilibri, la casa di Anne Frank, l’Anne Frank Fonds.
Aidan Chmbers – ill. di Alessandro Sanna, La penna di Anne Frank (trad. di Giorgia Grilli), Equilibri 2011, 51 p., euro 14
Rispondi