“Né carne né pesce” ci aveva carinamente definiti una volta la dirigente scolastica, parlando di noi alunni delle medie. Sul momento le avrei azzannato un orecchio, perché aveva detto una cosa vera. Crudele, ma proprio vera, e per questo mi aveva fatto male.
Storia di Katia, quattordici anni e un’infelicità adolescente che la riempie di senso di vuoto e monotonia, di rabbia per non sapere dove portarla quell’età strana, quella via di mezzo da cui sembra di non poter uscire. Katia ha un gruppo di amici, di amici di amici più che altro, che si ritrovano solitamente a ciondolare in un vicolo della cittadina e che ultimamente ha scelto di prendere di mira un’anziana signora la cui casa affaccia proprio accanto al loro ritrovo: rovinano le piante, lanciano bottiglie vuote, rispondono per le rime alla donna che si lamenta. Finché la signora Mautino informa la scuola e per il gruppo scatta la punizione: tutti a collaborare alla raccolta differenziata alzandosi alle cinque di mattina per quattro mesi, tutti tranne Katia per cui la signora ha chiesto espressamente di averla a casa propria tre pomeriggi la settimana. Comincia così un lento avvicinamento della ragazza a un mondo a lei del tutto sconosciuto, la diffidenza iniziale, l’essere contro e arrabbiata a tutti i costi lascia pian piano spazio alla curiosità, all’osservazione, alle domande. Perché in casa Mautino non ci sono fotografie? Perché la signora sembra così legata alla Russia? Katia scoprirà che la signora ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze delle scelte di libertà del padre, ha perso i suoi genitori quando era bambina e ha conosciuto l’assurdità dei gulag staliniani. Una pagina di storia tra le pagine di un romanzo che racconta di adolescenza, della fatica che si fa quando non si è né carne né pesce, quando si fatica a vedere cosa succederà ai giorni, al corpo, alla vita.
Anna Lavatelli – ill. Giulia Sagramola, Non chiamatela Crudelia Demon, Piemme 2012, 185 p., euro 8.
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